Per via di disordini nella zona del Kashmere, non possiamo proseguire via terra sulla zona nord di confine con il Pakistan come avevamo pensato. Poco più di un’ora di aereo fino a Delhi e quattro di uno scombinato treno ci portano ad Agra, dove c’è il meraviglioso palazzo del Taj Mahal, fatto costruire nel 1632 dall'imperatore Moghul Shah Jahan in memoria della moglie preferita Mumtaz Mahal.
Questo mausoleo rivestito di marmo bianco è davvero molto bello ed impressionante per la sua grandezza, passeggiamo per ore nei suoi giardini e girandoci intorno non mi stanco mai di scattare fotografie da ogni angolazione. Peccato che l’imperatore non se lo potette godere perché appena il palazzo fu terminato il figlio lo fece imprigionare e si nominò lui imperatore spostando la capitale dell’impero Moghul da Agra a Delhi.
Il Ladakh, dove eravamo, è quasi un’appendice del Tibet, altitudine, etnie e costumi differenti. Ora siamo nella vera India, caldo insopportabile giorno e notte, sporcizia e degrado ovunque si posi lo sguardo. Ero preparato, sapevo che avrei trovato situazioni estreme ma mi è difficile però raccontare quello che vedo. Non entro in dettagli ma posso dire che attraversando questo paese ho potuto assistere alla massima degenerazione dell’essere umano. In Africa, dove ho visitato 23 nazioni, ci sono povertà, sporcizia e degrado ma mai a questi livelli.
Altre lunghe ore di treno ci riportano a nord, a soli trenta km dal confine con il Pakistan nella città di Amritsar dove c’è il meraviglioso tempio Harmandir Sahib della religione Sihk, per noi occidentali il Tempio d’oro. Anche questa è una costruzione che lascia senza fiato, oltre al prezioso marmo bianco, questo edificio è composto anche di 750 kg d’oro! Iniziato nel 1534 fu costruito vicino ad una sorgente d’acqua che oggi lo circonda completamente. Per poterlo visitare bisogna togliersi le scarpe, lavarsi i piedi in questa sorgente e coprirsi il capo, anche noi uomini. E’ il tempio più sacro dei Sikh e all’interno è proibito mangiare, bere e fumare, si può solo pregare.
Restiamo due giorni qui, sia per visitare il bellissimo tempio e anche per assistere alla curiosa cerimonia di chiusura della frontiera con il Pakistan, i soldati chiudendo i rispettivi cancelli si sfidano a colpi di tacchi, saluti, presentazioni delle armi e alzate di gamba impressionanti. Tutto questo tutte le sere, un’assordante manifestazione Bolliwoodiana con un pubblico entusiasta che li accompagna con cori da stadio, io ho provato a gridare “tutta la curva…!!” ma non ho avuto seguito…
Ultima fatica ma non meno importante e in cinque ore d’auto siamo a McLeod Gaj, il paese dove vive in esilio Tenzin Gyatso, il Dalai Lama. Ho avuto la fortuna di incontrarlo una decina di anni fa quando venne a Torino e devo dire che mi colpì molto. Quel giorno ebbi la sensazione di aver ricevuto una forte carica di energia positiva, non tanto per le sue parole quanto per la sua presenza, non lo toccai solo per rispetto ma gli fui molto vicino. Probabilmente mi lasciai suggestionare ma per chi mi conosce bene sa che è molto difficile che io creda in qualcosa di spirituale.
Il paese è piccolo, abbarbicato a 1.800 mt sul fianco di una montagna e le sue strade sono percorse da molti monaci. Il monastero dove vive non è per nulla sfarzoso, anzi direi modesto, semplice e pulito. La sua abitazione si intravede appena ed è sorvegliata da guardie ma è solo una casa decorosa, nulla di particolare. Nel piccolo tempio dove prega c’è un budda alto 3 metri ed una sala per i fedeli ma anche qui tutto all’insegna della modestia e della sobrietà. Mi immaginavo qualcosa di più ma d’altra parte una persona così grande, così carismatica non ha bisogno di esternare materialmente la sua forza e la sua energia.
Siamo al termine di questo faticoso e affascinante viaggio: sfiorati i 6.000 mt con la moto, morti di caldo nella pianura indiana, dormito in tenda a 4.400 mt, divertiti dai militari di frontiera e riempita l’anima di energia positiva e carismatica, queste sono le cose che ci porteremo dentro nel nostro ritorno a casa.
baci buddisti