Con due ruote tra le nuvole

 

 

Appena alzato, sbircio pigramente fuori dalla finestra per valutare la giornata. E’ limpida, c’è un sole bellissimo e il cielo è di un azzurro invitante. Oggi sono libero per cui non ci metto molto a decidere. Faccio colazione con calma e poi inizio a prepararmi con cura. Fa ancora un po’ freddino per cui indosso la calzamaglia e una maglia pesante. Stivali, guanti, casco e scendo in garage dove mi attende Ammy, la mia fida compagna di tanti viaggi. 

Oggi sarà una tranquilla e piacevole gita al Parco del Gran Paradiso. Un amico mi ha suggerito un itinerario suggestivo e quindi, per essere sicuro di non sbagliare strada, inserisco sopra il cruscotto il Rider 400 che mi porterà a destinazione aiutandomi lungo il percorso. Da casa mia, un piccolo paese alle porte di Torino, ci sono 110 km per arrivare al Colle del Nivolet, un valico che si trova a 2.612 mt e che fa da spartiacque tra il Piemonte e la Valle d’Aosta.

Lungo la strada non c’è molto traffico per cui attraverso la pianura senza problemi ed arrivo a Cuorgnè dove incontro il fiume Orco. Mi fermo ad osservarlo, curioso pensare che tra 60 km circa arriverò fino alla sorgente da dove nasce. Risalgo la valle godendomi la strada. In settimana è scarsamente trafficata, imposto le curve a mio piacimento e devo solo procedere con più attenzione nei tornanti di Noasca, davvero molto ripidi.

E’ passata un’ora e mezza da quando sono partito e mi trovo a Ceresole dove mi fermo per una sosta e per contemplare il lago  omonimo creato da una diga. L’acqua azzurra, i verdi pini che lo circondano, le cime innevate che svettano tutto intorno infondono in me sensazioni di pace e tranquillità. Quello che cercavo.

Ora devo affrontare la parte finale. Da qui la strada si restringe e sale arrancando lungo le ripide pareti dalla montagna per un dislivello di oltre mille metri. L’asfalto è ottimo e quindi la guida è piacevole e rilassante. La vegetazione si dirada, ora il paesaggio è austero e selvaggio, pendii ripidi, rocce e poi il primo lago, il Serrù che è di un azzurro intenso. Poi la strada costeggia da vicino il lago Agnel con il suo azzurro più scuro e profondo, fino ad arrivare a pochi metri dal colle dove c’è una piazzola con un punto panoramico fantastico imperdibile. Scendo dalla moto, spengo il motore per sentire solo la brezza e il fischio delle prime marmotte che avvisano le compagne del nuovo pericolo.

Scatto qualche foto, sotto di me i laghi Serrù e Agnel, a destra una cascata che riversa nel lago le prime acque del fiume Orco, di fronte il massiccio delle tre Levanne, cime innevate con anche un piccolo ghiacciaio. Non mi staccherei mai da questa contemplazione ma lo stomaco inizia a brontolare. Passato il valico una breve discesa mi porta in riva al lago del Nivolet, un centinaio di metri sotto il colle dove c’è il rifugio Savoia. Parcheggio Ammy e mi par di sentire la sua approvazione per averla fatta divertire sulla strada percorsa ed ora riposa circondata da questo ambiente così piacevole.

Un’ottima polenta e spezzatino con un bicchier di vino placano il mio appetito. Dopo il caffè esco e cambio gli stivali con un paio di pedule da montagna. Casco, guanti e giacca finiscono nelle valigie laterali e sono così pronto per una passeggiatina sul pian del Nivolet. Il pianoro si apre verso la val d’Aosta e passeggiando circondato da marmotte che mi osservano curiose dopo una decina di minuti raggiungo il punto dove si può ammirare in tutta la sua maestosità l’unico quattromila metri completamente sul territorio italiano, il Gran Paradiso.

Grandi ghiacciai lo circondano e rimango parecchio tempo ad ammirarlo ma il sole inizia a calare e Ammy sarà già impaziente, non vede l’ora, come me d’altronde, di ripercorrere l’ottima strada dell’andata che ci ricondurrà a casa.

valle Orcolaghi Agnel e SerrùIl Gran ParadisomarmottaIl lago Agnel